Fondi per finanziare gli studi di un giovane gruppo di ricerca padovano su un linfoma particolarmente diffuso fra i cani come boxer, labrador e golden retriever. Una ricerca che punta ad aprire la strada anche alla scoperta di nuovi farmaci destinati a colpire questa malattia nell’uomo. Il Sir (Scientific Independemce of Young Researches) finanzia progetti di ricerca svolti da gruppi indipendenti di elevata qualità scientifica, purché sotto il coordinamento di un ricercatore al di sotto dei 40 anni e in possesso di un curriculum di eccellenza. Grazie a questo progetto, destinato a sostenere i giovani ricercatori nella fase di avvio della propria attività di ricerca indipendente, arrivano a Padova oltre 700 mila euro a finanziare “An Integrative Analysis of Methylome and Transcriptome in Canine Diffuse Larbe B-cell Lymphoma”.
Il giovane ricercatore a capo del progetto, Luca Aresu, ha 34 anni ed è professore associato al Dipartimento di biomedicina comparata e alimentazione dell’Università di Padova, coadiuvato da Mery Giantin e da Serena Ferraresso. «C’è un linfoma particolarmente diffuso tra i cani – spiega Aresu – specialmente tra boxer, labrador e golden retriever (i tre cani nella foto). Si tratta del linfoma a grandi cellule B, che è stato identificato come modello per lo stesso istotipo nell’uomo. Il nostro progetto prevede, nell’arco di tre anni, la creazione di un gruppo di ricerca con competenze di patologia, biologia molecolare e farmacologia allo scopo di identificare il ruolo del meccanismo epigenetico che altera l’espressione genica ed è alla base della carcinogenesi (metilazione) in una neoplasia che nel cane risulta ancor oggi scarsamente guaribile con trattamenti chiemioterapici o di immunoterapia».
La comprensione dei meccanismi patogenetici che lo studio andrà a indagare permetterà di condurre allo sviluppo di nuovi farmaci per la cura dello stesso tipo di linfoma nell’uomo. Il progetto padovano finanziato è stato scelto, assieme ad altri 144, su un totale di 5.252 progetti presentati, a testimoniare ancora una volta l’eccellenza della ricerca dell’Università di Padova e l’alta qualità dei giovani ricercatori che vi operano. (Kronos)