“Speriamo che il ministero della Salute si muova al più presto” per fermare la procedura di infrazione aperta dall’Ue contro l’Italia, per le limitazioni eccessive all’uso di animali per scopi scientifici previste dalla legge italiana – con il decreto legislativo 26/2014 – rispetto a quanto viene consentito dalla direttiva 2010/63/Eu recepita. Torna a ribadire le richieste della scienza Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, in un incontro promosso nel capoluogo lombardo da Research4life (iniziativa italiana di science advocacy che punta ad accendere i riflettori sulle opportunità rappresentate dalla ricerca biomedica e sugli ostacoli che incontra). Tema dell’incontro: il dramma della talidomide, farmaco che portò anche in Italia alla nascita di molti bambini con malformazioni ormai oltre 50 anni fa. “Speriamo che il ministero della Salute porti in Parlamento un emendamento. Chiediamo una modifica della legge perché l’Italia non sia diversa dagli altri Paesi. Lo chiediamo soprattutto per gli ammalati. Ma anche per chi è nella morsa delle tossicodipendenze, persone per le quali non potremmo cercare rimedi. E ancora, lo chiediamo per evitare danni alla ricerca. Capita infatti che i ricercatori italiani non possano partecipare a programmi per accedere a fondi europei perché gli altri Paesi hanno paura di un nostro intervento, temono che abbiamo le mani legate” sulla sperimentazione animale, “che non possiamo fare quello che altrove è consentito. Infine, chiediamo di rispondere alla procedura di infrazione perché una multa non è certo un vantaggio per lo Stato italiano”. L’Italia, ricorda Garattini, “non ha recepito adeguatamente la direttiva europea che mirava ad armonizzare le diverse legislazioni affinché le regole fossero uguali per tutti. In particolare non ha rispettato l’articolo 2, che diceva no a norme più restrittive, impedendo nel Paese gli allevamenti di cani, gatti e primati non umani destinati alla ricerca, bloccando gli eterotrapianti che nel campo delle neoplasie (dove è possibile studiare l’evoluzione di un tumore umano trapiantandolo in un topo) sono un punto importante, e ancora impedendo gli studi sulle sostanze d’abuso, quando ogni giorno viene a galla una nuova droga. La procedura d’infrazione è per ben 62 punti” di disallineamento rispetto alle norme Ue. “Io sono il primo – prosegue lo scienziato – ad accettare il fatto che la sperimentazione sugli animali vada fatta solo se necessario e secondo le regole, che sono già tantissime. Basti pensare che per sperimentare sull’uomo serve solo l’ok di un comitato etico, per farlo sugli animali servono via libera sul fronte etico e del benessere animale e ok specifici di Iss e ministero della Salute. E’ un settore adeguatamente controllato”. A fine mese, informa Garattini, “l’Istituto zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna dovrà esprimersi sull’esistenza o meno di metodi alternativi ai test sugli animali che garantiscano gli stessi risultati. Noi sappiamo già che la risposta sarà che non ne esistono. E poi vedremo cosa succederà”. “E’ importante – conclude – sensibilizzare l’opinione pubblica facendo capire a tutti che la sperimentazione animale è una necessità, è insostituibile. Noi non possiamo sperimentare direttamente sull’uomo nuove sostanze chimiche. Servono filtri. Con i test sugli animali, almeno non portiamo nell’uomo quello che già nei modelli animali mostra tossicità e non risulta efficace”. (Kronos)