Il delfino di Venezia è un “animale selvatico, ci vuole rispetto”

Le immagini del delfino che nuota e salta in mezzo ai vaporetti nel bacino di San Marco a Venezia hanno fatto il giro del mondo. Sembra quasi una favola ambientata nella laguna, ma in realtà è una vicenda che riguarda l’ambiente e va monitorata, al di là dello stupore e della simpatia. A farlo ci sono gli specialisti del Museo di Storia Naturale di Venezia “Giancarlo Ligabue”, che tra le proprie missioni ha anche lo studio e la divulgazione della biodiversità in laguna, il monitoraggio ambientale, e la corretta diffusione di notizie di carattere scientifico oltre – e più importante in questo caso – alla promozione di buone pratiche di convivenza con la fauna selvatica. Così sulle tracce del delfino veneziano si muove da quest’estate il responsabile del museo, Luca Mizzian. “Anche oggi – ci ha raccontato – lo abbiamo seguito per più di due ore, ed è sicuramente una cosa molto bella e piacevole per le persone, ma dobbiamo ricordarci che è un animale selvatico”. Al netto del clamore mediatico, in realtà i delfini sono animali che frequentano la laguna, ben noti a ricercatori, biologi e pescatori. L’anomalia, in questo caso, è legata al fatto che l’animale abbia scelto di restare così a lungo in un ambiente trafficato e rumoroso. Nell’attesa di scoprirlo, è fondamentale mantenere un atteggiamento corretto negli incontri con il piccolo cetaceo.

CON LA DISCESA DELLE TEMPERATURE IL DELFINO POTREBBE TORNARE IN MARE APERTO

“Invitiamo a tenersi a distanza dal delfino – ha aggiunto Mizzian – non cercare di avvicinarsi troppo, non tentare di dargli da mangiare o comunque di interagire con l’animale. Se lo vedete in altre zone della laguna o fuori in mare, potete avvisare la guardia costiera, il CERT – Cetacean strandings Emergency Response Team, perché raccogliere informazioni su quest’animale, soprattutto se esce dalla laguna e rientra, è molto importante per capire perché il delfino è ancora qui e soprattutto perché in una zona così trafficata e con così tanto disturbo”. Con l’abbassarsi della temperatura e lo spostamento dei pesci verso il mare aperto, è possibile che il delfino possa tornare in mare aperto; nel frattempo possiamo certamente godere della sua presenza, ma con la consapevolezza, il rispetto e la giusta distanza da mantenere con gli animali selvatici, per una convivenza corretta che tuteli la loro salute e la nostra. (askanews)

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AGGIORNAMENTO DEL 9 NOVEMBRE 2025 – IL VADEMECUM PER APPROCCIARSI A MIMMO

Acrobazie con vista San Marco, schivando gondole e vaporetti in una delle zone più trafficate della laguna di Venezia. Da inizio ottobre a Venezia, nel bacino di San Marco, sono frequenti gli avvistamenti di un delfino che risulta presente in laguna già da luglio. Se i passaggi di tursiopi – la specie a cui appartiene ‘Mimmo’, come qualcuno lo ha ribattezzato – nell’ecosistema che circonda il capoluogo veneto non sono così rari, più strano è che questo esemplare abbia deciso, da almeno un mese, di trasferirsi in una delle zone più rumorose e a maggior densità di imbarcazioni. La sua presenza ha catalizzato l’attenzione di curiosi, turisti e anche animalisti ed esperti preoccupati per la salute dell’animale. Al momento le sue condizioni sono buone e, fa sapere il Museo di Storia naturale di Venezia, pare essere uscito più volte in mare: questo dimostrerebbe che non si tratta di un animale intrappolato nella laguna, ma che sta nel bacino di San Marco volontariamente. Il monitoraggio, a opera anche di Cert e Guardia costiera, è costante. Ma la preoccupazione resta. Il delfino potrebbe rimanere ferito dalle eliche e già in qualche occasione i vaporetti hanno dovuto manovrare all’ultimo per evitarlo. Ieri in piazza San Marco si è tenuto un flash mob di un gruppo di cittadini che chiedono più rispetto per il delfino e che, nei giorni scorsi, hanno fatto partire una raccolta firme per chiedere che venga riportato al più presto in mare. Al traffico “normale” di gondole, barche e vaporetti “si aggiungono ora – spiega Cristina Romieri, tra le promotrici dell’iniziativa – parecchie imbarcazioni, che vanno appositamente per vederlo e fotografarlo. Alcune portando perfino turisti. Abbiano visto addirittura lanciare assurdamente una palla”. Comportamenti che hanno spinto gli addetti ai lavori a emanare un “vademecum” per approcciarsi all’animale. Tra gli accorgimenti, quello di mantenere una distanza di almeno 50 metri. “Dobbiamo cercare di non disturbare l’animale, non avvicinarci troppo, non tagliargli la strada se siamo in barca”, riassume Luca Mizzan, responsabile del Museo di Storia naturale. Inoltre “non cercare di dargli da mangiare, o comunque di far diventare un animale selvatico qualcosa di diverso, quindi di farlo familiarizzare troppo con l’uomo. Anche perché noi speriamo che decida di tornare fuori in mare”. Un trasferimento che potrebbe essere dettato anche dallo spostamento dei pesci verso il mare aperto con l’abbassarsi della temperatura. Gli avvistamenti ormai sono frequenti tra bacino di San Marco, Punta della Dogana, Giudecca e Lido, ma l’indicazione, se fosse notato in aree diverse, oppure in difficoltà o ferito, è quella di contattare la Guardia costiera o il Cert. (Ansa)

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