Per il Wwf “il lupo è la prima vittima del rapporto distorto uomo-natura”

“Nel campo del rapporto con la natura (e quindi con il nostro pianeta ‘vivente’) in Italia siamo in piena fase di arretramento culturale. E il lupo ne è il simbolo più evidente”. Così, in occasione della Giornata degli animali, nella quale si celebra San Francesco, patrono d’Italia, il Wwf denuncia una situazione “a dir poco preoccupante”. “Nonostante la specie goda ancora di una protezione rigorosa (il declassamento definito in ambito europeo non è stato ancora recepito dalla nostra normativa), ai due casi di abbattimento autorizzato concessi in Trentino e Alto Adige e a un preoccupante aumento delle richieste di abbattimenti in deroga da parte di altre Regioni, nel corso del 2025 vanno aggiunti numerosi casi di uccisione illegale di lupi”, spiega l’associazione. Inoltre, “il declassamento del lupo, approvato nell’ambito della Convenzione di Berna e della Direttiva Habitat, porterà in un prossimo futuro le Regioni a definire veri e propri piani di prelievo di quote annuali di lupi, basati però su dati sulla popolazione imprecisi e incompleti”.

WWF: UN ERRORE RIDURRE IL LUPO A SOLO PROBLEMA ECONOMICO

“Ma non si può definire un piano di abbattimento che non abbia impatti sullo stato di conservazione della popolazione senza conoscere con precisione quanti lupi sono presenti e quanti sono uccisi annualmente dai bracconieri. Senza dati accurati sulla mortalità di origine antropica, su quanti lupi muoiono ogni anno per lacci, tagliole e veleno, gli abbattimenti legali rischiano di aggiungersi a livelli di mortalità già poco sostenibili, con potenziali effetti negativi anche sulla conservazione della specie. La combinazione di abbattimenti legali, mortalità illegale e disinformazione può davvero compromettere la stabilità della popolazione di lupi e degli equilibri ecosistemici – avverte il Wwf -. Ridurre il lupo solo ad un problema per l’economia rischia di farci perdere di vista decenni di studi che ci hanno proiettato in una dimensione diversa. Oggi le evidenze scientifiche ci mostrano come la nostra stessa sopravvivenza dipenda da ecosistemi sani e come nessun ambiente possa dirsi tale senza la presenza di un predatore apicale”. (Adnkronos)

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