“Il Parlamento italiano ha la responsabilità storica di respingere una proposta di legge che mina le basi della convivenza tra uomo e natura, compromette il futuro della biodiversità e apre pericolose falle nel nostro ordinamento giuridico”. È quanto si legge nel documento firmato da 48 organizzazioni tra cui Greenpeace, Legambiente, Lipu e Wwf presentato al Senato in un’audizione alla Commissione ambiente sul ddl 1552 Modifiche alla legge 157/1992, recante norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio’. Secondo gli ambientalisti, il disegno di legge “rappresenta un tentativo di radicale riscrittura” di una legge che “da oltre trent’anni costituisce il caposaldo della protezione della fauna selvatica in Italia e disciplina la caccia trovando un punto di equilibrio tra interessi contrapposti” ed è piegato a interessi esclusivamente venatori”.
LA CACCIA CONCORRE ALLA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITA’? NO, E’ UNA FORZATURA
“Il Ddl 1552 non modernizza, ma deregolamenta. Non tutela, ma svende. Non bilancia, ma impone. Non risolve ma aumenta i problemi”, si legge nel testo. Tra i punti di maggiore criticità la definizione per legge dell’attività venatoria come “tradizione nazionale” ed elemento che “concorre alla conservazione della biodiversità e dell’ecosistema”, considerata una forzatura scientifica e giuridica. Le sanzioni amministrative fino a 900 euro contro chi “ostacola” le attività di controllo faunistico con metodi violenti” mentre non c’è nessun contrasto a bracconieri e trafficanti. Le associazioni chiedono il rafforzamento del ruolo di Ispra e della base scientifica in ogni decisione inerente alla fauna selvatica, ai periodi di caccia e alle specie cacciabili. (Ansa)
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