L’aumento delle temperature dei mari causato dal cambiamento climatico e l’aumento della frequenza, della durata e dell’intensità delle ondate di calore marine (aumenti estremi della temperatura dell’acqua che si osservano lungo un prolungato periodo di tempo) studiato nell’ultimo secolo può mettere a rischio popolazioni ittiche e la sopravvivenza di comunità costiere e sistemi alimentari. Il monito arriva dal Marine Stewardship Council, organizzazione non profit che promuove la salute degli oceani attraverso il suo programma per la pesca sostenibile. Secondo le Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, da tempo l’oceano subisce gli impatti del riscaldamento del Pianeta causato dall’uomo, assorbendo la maggior parte del calore, dell’anidride carbonica e dell’energia in eccesso rilasciati dall’aumento delle emissioni di gas serra intrappolati nel sistema terrestre, spiega Msc osservando che questo genera effetti a cascata, tra cui ondate di calore marino e acidificazione degli oceani, che hanno un impatto duraturo sulla biodiversità marina e sulle vite e i mezzi di sussistenza delle comunità.
IL MARE NOSTRUM E’ PARTICOLARMENTE VULNERABILE
Secondo gli scienziati il mar Mediterraneo presenta un’elevata vulnerabilità dei suoi ecosistemi e delle società che lo abitano. Una recente ricerca condotta nelle acque spagnole del Mediterraneo rileva che la superficie di queste acque si riscalda a un ritmo maggiore di quello che interessa gli oceani (>2 gradi ogni 100 anni) e che un innalzamento della temperatura avviene lungo tutta la colonna d’acqua, riducendo la possibilità per le specie di sfuggire al calore spostandosi in profondità. Il riscaldamento delle acque sta provocando spostamenti delle popolazioni ittiche verso i poli in tutte le acque del pianeta, ma nel bacino semi-chiuso del Mediterraneo, le specie amanti del freddo non possono spostarsi troppo a nord perché sono limitate dalla terraferma, mentre le specie che preferiscono le acque calde, come quelle termofile come sardine e acciughe, si stanno espandendo a discapito delle specie pre-esistenti. (Ansa, nella foto di Ibrahim Chalhoub/Afp in alto una bavosa – Malacoctenus gilli – fotografata nel Mediterraneo)
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