Dopo otto anni, torna in Francia l’incubo dell’influenza aviaria: il virus H5N1, altamente patogeno, è infatti stato rilevato nel sudovest del Paese, dove ha ucciso 22 di 32 polli tenuti in un cortile da una famiglia a Biras, nella regione del Perigord. L’allarme ha spinto otto paesi a sospendere l’importazione di pollami francesi, ma il ministero della Salute italiano fa sapere che per il nostro Paese ”non c’è alcun motivo di allarme”, nè si ravvisano rischi per la produzione avicola nazionale o per i consumatori. Il Giappone invece, massimo importatore mondiale, ha messo a bando per almeno 90 giorni l’importazione di foie gras e di altri prodotti analoghi dalla Francia, la cui produzione sia posteriore alla data del 3 ottobre
Per i produttori francesi, in queste periodo di feste in arrivo, è un duro colpo.
Si tratta del primo focolaio dal 2007 a colpire la Francia, che si conferma il più grande produttore avicolo in Europa. Le autorità francesi hanno reso noto che ad aver sospeso le importazioni sono stati – oltre al Giappone – Marocco, Corea del Sud, Cina, Thailandia, Egitto, Algeria e Tunisia. Fonti del ministero della Salute italiano, però, tranquillizzano: ”Al momento non esiste per l’Italia alcun motivo di allarme e non c’è alcun rischio nè per il patrimonio avicolo italiano nè per i consumatori”, anche se il dicastero è ”in stretto contatto con la commissione europea” per monitorare l’evolversi della situazione. E rassicurazioni giungono anche dalla Coldiretti che sottolinea come la filiera del pollame italiano sia ”un sistema integrato e completamente autosufficiente, in grado di produrre più di quanto consuma con una percentuale di auto-approvvigionamento di circa il 106%”.
L’aviaria è una malattia infettiva dovuta ad un virus influenzale, con vari sottotipi, che colpisce diverse specie di uccelli selvatici e domestici. Il virus può trasmettersi all’uomo, nei casi di stretto rapporto con il pollame vivo e in scarsissime condizioni igieniche. In qualche caso gli esperti hanno però rilevato un contagio interumano. E’ a partire dal 1996 che una serie di epidemie da virus H7 ed H5 ha coinvolto vari Paesi (Hong Kong, Australia, centro-America, Europa, Usa, Asia). Nel dicembre 1997 il virus dell’aviaria ha per la prima volta infettato 18 persone ad Hong Kong, uccidendone 6. Da allora sino a settembre 2007 sono state contagiate circa 300 persone con oltre 200 morti, soprattutto nel sud est asiatico. In particolare, l’epidemia da virus H5N1, iniziata alla fine del 2003 nel sud-est asiatico, ha coinvolto sinora più di 150 milioni di volatili.
Dall’ottobre 2005 il virus è entrato in Europa, in Turchia, e da qui nel resto del continente, segnalato soprattutto nei volatili selvatici, nonché in Italia. Soprattutto in Veneto, Lombardia ed Emilia, dal 1997 in poi si sono verificati diversi focolai da virus dei sottotipi H5N2, H5N9 e H7N1, con più di 15 milioni di capi coinvolti. Secondo una stima di Coldiretti, superano i dieci milioni di euro le perdite provocate dall’aviaria in Italia per effetto dei danni diretti relativi agli abbattimenti di animali e quelli indiretti come i vincoli di movimentazione adottati a scopo precauzionale. Nel 2013 sono però partiti i primi pagamenti degli indennizzi agli allevatori, per un totale di oltre 9 milioni di euro.