Ribellione dei pet store del Maryland, negli Usa. Alcuni negozi di animali e operatori del settore stanno ricorrendo legalmente per bloccare una legge del Maryland che vieta loro di vendere cani e gatti allevati apposta per la vendita, una misura pensata per contrastare le cosidette “puppy mills”, le famigerate fabbriche di cuccioli di cani e gatti di razza. La causa federale intentata dai pet store contesta un divieto la cui entrata in vigore è prevista il 1° gennaio 2020. Il Maryland è il secondo stato Usa, dopo la California, ad approvare simili restrizioni sulla vendita di cani e gatti e a costringere i negozianti a vendere animali provenienti esclusivamente da rifugi autorizzati o da salvataggi. I negozi di animali – tra cui anche piccole catene del settore come Just Puppies, Charm City Puppies e Today’s Pet ma anche allevatori di cani e rappresentanti, riporta Ap – sostengono che la misura sia stata scritta dalle organizzazioni per il benessere degli animali e temono che il divieto li metterà fuori dal mercato. Il timore dei querelanti, infatti, è che il divieto sposti la vendita di cuccioli di razza dai rivenditori regolamentati al far west della rete – dove è già elevata l’incidenza di frode e truffe – e degli annunci sui giornali. E sostengono che potrebbero non riuscire a sopravvivere contro grandi operatori come Petco e PetSmart. Non la pensa così John Goodwin, direttore della campagna Stop Puppy Mills per Humane Society Usa: “La vendita di cani e gatti rappresenta una piccola frazione della pet economy, che vale invece molti miliardi di dollari: sono migliaia i piccoli negozi di animali indipendenti che prosperano con la vendita di prodotti e servizi”.
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