Arriva una ‘tassa’ sulle sperimentazioni animali: è stato infatti pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 25 luglio il decreto del ministero della Salute n.173 riguardante la ‘determinazione delle tariffe spettanti al ministero della Salute, ai fini del rilascio delle autorizzazioni relative alla protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici’. La nuova tassazione piace all’Enpa, che la ritiene “un incentivo allo sviluppo e all’applicazione di metodi di ricerca a ‘crudeltà zero'”, ma è contestata dalle società scientifiche, che parlano di “ulteriore aggravio economico e amministrativo allo svolgimento delle ricerche indipendenti” nel settore pubblico e chiedono al governo una moratoria nell’applicazione del decreto. A scrivere ai ministeri della Salute, dell’Economia, dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sono sei Società scientifiche (Società italiana di farmacologia, tossicologia, Neurologia, Neuroscienze, Fisiologia, Immunologia Clinica e Allergologia) ed il presidente dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini.
I RILIEVI DEGLI SCIENZIATI
Il rischio che si corre, affermano, è quello di uno stop alla Ricerca pubblica: “In un contesto di riduzione progressiva dei finanziamenti pubblici alla ricerca che ha portato il nostro Paese ad uno degli ultimi posti a livello Europeo – scrivono le società -, la richiesta di provvedere ad un pagamento anticipato per una prestazione ministeriale in ottemperamento ad un obbligo di Legge, viene percepita dai ricercatori come un ulteriore aggravio economico e amministrativo allo svolgimento delle loro ricerche indipendenti”. Nella lettera al governo, i ricercatori si chiedono perchè non sia stato possibile concertare una differenziazione delle tariffe e sottolineano anche che “le amministrazioni degli Atenei e degli Enti di Ricerca non potranno anticipare i pagamenti rispetto all’erogazione dei fondi” per i progetti di ricerca stessi. Problemi che potrebbero “immobilizzare o ritardare lo svolgimento delle ricerche finanziate ma anche di mettere a rischio l’ottenimento di finanziamenti da parte di organismi erogatori”.
L’APPROVAZIONE DEGLI ANIMALISTI
La tassa sugli esperimenti animali può rappresentare un incentivo allo sviluppo e all’applicazione di metodi di ricerca a “crudeltà zero”, scrive l’Ente Nazionale Protezione Animali. “Può agevolare il progresso della scienza medica proprio grazie allo sviluppo di tecnologie sempre più avanzate e sempre più efficaci perché testate direttamente sul modelli umani. Del resto – spiega Enpa – è proprio di queste ore la notizia che l’Università della Pennsylvania ha realizzato un ‘un occhio artificiale’, che riproduce il funzionamento di quello umano e che potrà essere utilizzato anche per testare le terapie farmacologiche, risparmiando così gli animali”. Enpa, infine, mette in guardia gli scienziati dal rischio di arroccarsi “a difesa di sistemi ottocenteschi, scientificamente non validi e superati anche dal punto di vista etico, rischiando di perdere una volta per tutte il treno dell’innovazione”.
AGGIORNAMENTO – BARTOLAZZI: “SEMPLIFICHEREMO NORME SULLA TASSA”
“Sono consapevole che nel decreto sulle tariffe per la sperimentazione animale a fini scientifici ci sono troppi paletti che di fatto ostacolano lo svolgimento della ricerca pubblica e, per questo, a settembre avvieremo un confronto per una semplificazione e rimodulazione della norma”. Lo sottolinea all’Ansa il sottosegretario alla Salute Armando Bartolazzi, in merito al decreto del ministero della Salute per il quale sei società scientifiche e l’Istituto Mario Negri hanno chiesto una moratoria. “A settembre – ha spiegato il sottosegretario – ci sarà un incontro con l’obiettivo di rendere più snella la procedura prevista dal decreto, perché ci sono troppi paletti. Dobbiamo adeguarci alla normativa Ue in materia e le norme europee in materia vanno recepite, tuttavia – ha rilevato – tale normativa è stata recepita in modo troppo rigido. È quindi necessario rendere più fluido e semplice il percorso laddove la sperimentazione animale è necessaria”. Ad esempio, ha spiegato Bartolazzi, “la tassazione andrebbe prevista solo all’inizio del percorso per un progetto di ricerca e non anche in itinere se intervengono delle variazioni. A settembre – ha concluso – se ne discuterà”.