Il 20% di piante e animali a rischio estinzione in Europa è minacciato dalle specie invasive. “Ospiti” introdotti intenzionalmente o accidentalmente in natura dall’uomo, dal gambero della Louisiana fino alle capre e persino ai gatti domestici, ormai rappresentano la terza più grave minaccia per la biodiversità del Vecchio Continente. Il bilancio arriva da uno studio dell’Ispra, richiesto dalla Commissione europea.
“Il 20% delle specie a rischio estinzione, come l’anguilla, lo Storione del Naccari o l’Euprotto, una rara salamandra che vive solo in Sardegna, risulta minacciato a causa delle specie invasive” spiega Piero Genovesi, ricercatore dell’Ispra e a capo degli esperti di specie aliene invasive dell’Iucn. I più colpiti dalla presenza di nuove specie sono soprattutto gli animali, in particolare quasi un terzo (29%) dei pesci d’acqua dolce. Ma anche gli uccelli non se la passano molto bene.
Qualche esempio: sull’isola di Montecristo la presenza del ratto nero (Rattus rattus), che uccideva uova e polli giovani, in passato aveva di fatto bloccato la riproduzione della preziosa Berta minore. “Dopo l’eradicazione del ratto nero sull’isola Toscana completata nel 2012 – spiega Genovesi – il tasso di riproduzione delle coppie di uccelli, fra le 400 e 700, è salito al 93-95%. Un dato importante considerando che questa popolazione costituisce circa il 10% di quella mondiale”.
Persino dal gatto domestico possono arrivare gravi minacce alla biodiversità. Secondo Genovesi “ha impatti predatori altissimi: è la specie al mondo che ha provocato più estinzioni, cacciando uccelli, lucertole, anfibi, tutti i piccoli vertebrati. Uno studio in Gran Bretagna ha stimato siano fra i 25 e 29 milioni gli uccelli uccisi ogni anno dai gatti liberati in natura”.
Naturalmente non sono solo gli animali a minacciare la biodiversità. Un tipico caso-scuola è quello del Carpobrotus, splendida pianta di origine sudafricana importata in Europa a scopo ornamentale, che minaccia ben 13 specie europee, fra cui la rarissima pianta Calendula maritina che vive solo in un’area ristretta della Sicilia.
E poi ancora il massiccio gambero della Luisiana, che introdotto nelle acque dolci non ci ha messo molto a rimpiazzare quello autoctono, ormai raro. O la simpatica capra capra domestica, “che spesso sulle isole, inselvatichita, devasta gli ambienti naturali: mangia anche in ambienti aridi e per esempio a Tavolara, in Sardegna, mette in pericolo le piante endemiche: ce ne sono almeno sette a rischio” conclude l’esperto Ispra. (Ansa)