Senza regole uniformi i detenuti del carcere di Massama a Oristano non possono incontrare i propri animali da affezione. Il caso si e’ posto quando un recluso ha avanzato, tramite l’associazione Socialismo Diritti e Riforme (Sdr), alla direzione dell’istituto la richiesta di vedere il suo cane, ma il direttore Pierluigi Farci non ha potuto accoglierla. Al detenuto, che soffre di crisi depressive, la pet therapy era stata suggerita dalla psicologa del carcere.
“Non puo’ prendersi un provvedimento che poi, a condizioni analoghe, non venga applicato anche agli altri detenuti”, ha spiegato Farci, rispondendo alle sollecitazioni della presidente di Sdr, Maria Grazia Caligaris, la quale sintetizza: “La richiesta non puo’ essere soddisfatta per l’assenza di una regolamentazione che ne determini la precisa natura, le modalità e le finalità”. L’associazione Sdr sollecita, quindi, “una norma chiarificatriche che non esponga i responsabili delle strutture penitenziarie a rischi interpretativi”
“Resta, pero’, un fatto incontrovertibile – evidenzia Caligaris -: che e’ stato possibile non solo far incontrare i detenuti con i cani nelle carceri di Bologna, Livorno, Firenze e Montone, ma addirittura consentire la convivenza in cella con canarini a Padova. E nel 1985 un esponente di Prima Linea, durante il processo, ottenne dal giudice il permesso di incontrare il suo pastore tedesco. Situazioni certamente differenti, cosi’ come lo sono i convincimenti personali e il livello di cultura animalista”.
Quanto alla pet therapy, ricorda la presidente dell’associazione, “offre opportunità di recupero formidabili soprattutto per i disturbi dell’umore nei casi anche gravi di autismo. Nel rivolgere un appello al responsabile del dipartimento e al ministro della Giustizia, auspichiamo che anche in Sardegna un detenuto possa incontrare almeno un cane, specialmente quando le sue condizioni psichiche sono particolarmente difficili”. (Agi)