I cani nativi del Nord America ci sono largamente sconosciuti. Circa cinquecento anni fa, infatti, sono quasi scomparsi a causa dell’arrivo dall’Europa dei primi coloni che si trasferivano nel nuovo mondo, con appresso i propri animali domestici. Un destino parallelo a quello dei nativi americani umani, ghettizzati quando non sterminati dai colonizzatori europei. Uno studio condotto dall’università di Oxford sul patrimonio genetico dei quattrozampe americani e pubblicato su Science ha scoperto che i cani probabilmente si sono trasferiti nel Nuovo Mondo circa 9mila anni fa, insieme alle popolazioni provenienti dalla Siberia attraverso quello che ora è lo Stretto di Bering. Hanno poi vissuto relativamente indisturbati in tutta l’America del nord fino a quando nel quindicesimo secolo dall’Europa non sono arrivate le prime navi, con a bordo intere popolazioni canine che hanno soppiantato quelle native. Oggi, pochi cani moderni possiedono tracce genetiche di quelle razze antiche. I ricercatori suggeriscono che la scomparsa quasi totale dei cani dalla regione sia probabilmente stata il risultato tanto di malattie quanto di cambiamenti culturali portati dal Vecchio Continente. È possibile, per esempio, che i coloni europei abbiano scoraggiato la vendita e l’allevamento dei cani tenuti dagli indigeni americani. Esempi di queste razze gli xoloitzcuintle, anche conosciuti come cani nudi del Messico (la varietà col pelo era conosciuta dagli indigeni con il nome itzcuintle) e i siberian husky. (foto sopra Mladen Antonov/Afp e sotto Mary Altaffer/Ap)
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