“Un allevatore è stato aggredito e morso da un lupo in alta Val Chisone, a Usseaux (Torino), mentre cercava di difendere una pecora del suo gregge”. La denuncia arriva dall’associazione dei margari Adialpi, che parla del primo caso di questo tipo sulle Alpi piemontesi. “Il nostro associato ha sorpreso due lupi mentre attaccavano una pecora – spiega il presidente di Adialpi, Giovanni Dalmasso -. Uno si è allontanato, l’altro lo ha affrontato, facendolo cadere a terra e mordendolo a una gamba. Solo grazie alla prontezza e all’aiuto del cane è riuscito a liberarsi e a metterlo in fuga”. L’uomo è stato medicato al pronto soccorso e dimesso senza gravi conseguenze. L’episodio è stato segnalato ai Guardaparco. “Si tratta di un fatto gravissimo – aggiunge Dalmasso – che deve aprire una riflessione politica: non possiamo continuare a ignorare i rischi che corrono pastori e allevatori in alpeggio”.
IL PASTORE E IL GUARDIAPARCO
“Quando ho visto la pecora del mio gregge in pericolo, perché aggredita da due lupi, non ci ho pensato su e con un cane pastore maremmano sono andato in soccorso all’animale. Uno dei lupi si è allontanato immediatamente, l’altro invece mi ha azzannato la gamba. È stata questione di attimi, poi l’animale ha mollato la presa e fuggito. Quella reazione mi ha scosso parecchio”, ha detto Ettore Canton, allevatore di 61 anni di Usseaux. Secondo il guardaparco Davide Giuliano, del Parco Orsiera Rocciavrè, intervenuto per rilevare l’episodio: “Non sottovalutiamo quanto accaduto, ma non escludiamo che si sia trattato di un gesto istintivo del lupo più che di un’aggressione, probabilmente spaventato dall’intervento inaspettato del pastore. Monitoreremo la zona per raccogliere informazioni sul comportamento dei lupi”.
GLI ALLEVATORI CIA
“Siamo sconcertati dalle dichiarazioni del guardiaparco delle Alpi Cozie sul caso di Usseaux. Colpa del pastore che lo ha disturbato sul lavoro? Ci domandiamo cos’altro debba ancora accadere, perché si prenda coscienza della gravità della situazione”, dice il presidente provinciale di Cia Agricoltori delle Alpi, Stefano Rossotto. “L’allevatore – sottolinea – è finito al pronto soccorso, non è bastato a difenderlo l’intervento del suo cane da guardiania, è stato salvato dagli stivali e dai pantaloni lunghi che gli hanno evitato il peggio. Una volta i lupi scappavano alla vista dell’uomo o del cane da guardia, adesso invece rimangono li, si sentono padroni del campo, perché sono in tanti e nessuno li può toccare. A quanto apprendiamo dal guardiaparco, questi potrebbe intervenire con azioni di dissuasione, sparando pallottole di gomma, ma solo nel caso in cui il lupo sia dichiarato ‘confidente’ verso l’uomo, un’eventualità non attinente al caso specifico, in quanto l’animale sarebbe stato spaventato dall’uomo”. “Riceviamo tutti i giorni segnalazioni dai nostri allevatori – aggiunge il direttore provinciale di Cia Agricoltori delle Alpi, Luigi Andreis – che denunciano predazioni e attacchi dei lupi alle mandrie, sia in alpeggio che in pianura. La situazione è insostenibile, da anni invochiamo interventi radicali per contenere il proliferare dei lupi sul territorio, ma a nessuno importa dei danni subiti dagli allevatori, che via via sono costretti ad abbandonare l’attività, con grave danno tra l’altro anche per l’ambiente, che in questo modo rimarrà in balìa delle sterpaglie”.
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AGGIORNAMENTI DEL 30 SETTEMBRE 2025
LEAL – Leal, la Lega Antivivisezionista, si oppone con fermezza alla richiesta di abbattimento di un lupo avanzata in seguito all’episodio avvenuto a Usseaux, in Alta Val Chisone, nel Pinerolese, dove un allevatore è stato morso da un esemplare mentre tentava di difendere una pecora del suo gregge. Secondo quanto riferito dal guardaparco intervenuto, il morso sarebbe stato una reazione istintiva dell’animale e non un atto di aggressione premeditata. L’intervento dell’allevatore e del suo cane da guardiania avrebbe probabilmente contribuito a creare la situazione di tensione. La Leal contesta le posizioni “allarmistiche” espresse dall’associazione “Tutela Rurale”, che chiede l’eliminazione del predatore. “Il lupo – afferma il presidente, Gian Marco Prampolini – come predatore naturale, svolge un ruolo fondamentale nell’equilibrio dell’ecosistema. Riteniamo necessario non forzare interpretazioni errate e mistificate nel tentativo di dominare i comportamenti dei selvatici”. L’associazione invita a un approccio “basato su monitoraggio scientifico e convivenza sostenibile”, ribadendo che il lupo “resta una specie protetta e indispensabile per la biodiversità alpina”. (Ansa)
ENPA – L’Ente Nazionale Protezione Animali esprime solidarietà al margaro colpito a Usseaux (TO) e “ribadisce la necessità di affrontare queste situazioni con serietà, prevenzione e non con soluzioni drastiche e ingiustificate. L’impiego di cani da guardiania addestrati e sistemi di protezione dei greggi avrebbe potuto evitare l’avvicinamento dei lupi. Chiediamo che questo episodio non venga strumentalizzato da chi, da anni, porta avanti campagne mirate allo sterminio dei lupi. Il lupo è una specie protetta e fondamentale per l’equilibrio dell’ecosistema alpino. L’episodio di Usseaux, come lo stesso allevatore ha chiarito, non è stata un’“aggressione” deliberata, ma una reazione istintiva dell’animale che si è sentito minacciato. Parlare di abbattimento significa piegarsi a logiche emotive e strumentali, lontane da scienza e buon senso. La convivenza tra allevamento e fauna selvatica è possibile: lo dimostrano anni di studi e di buone pratiche. Fondamentale però è l’adozione di misure preventive efficaci, come l’impiego di cani da guardiania addestrati e sistemi di protezione dei greggi, strumenti che avrebbero potuto evitare quanto accaduto. È compito delle istituzioni supportare concretamente i pastori nell’adozione di tali misure, soprattutto in aree di montagna dove la presenza del lupo è naturale e prevedibile. Chiediamo quindi che questo episodio non venga strumentalizzato da chi, da anni, porta avanti campagne mirate allo sterminio dei lupi, con fini che nulla hanno a che fare con la sicurezza né con la tutela della natura. La risposta non è la condanna a morte, ma la scienza, la prevenzione e una corretta gestione del territorio che garantisca protezione sia agli animali domestici che a quelli selvatici”.
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