Arriva dal Portogallo la speranza di poter riportare a tavola le vongole veraci made in Italy, un comparto ormai annientato dal granchio blu, killer degli allevamenti del Nord Italia. È quanto afferma Confcooperative Fedagripesca che, a fronte della massiccia importazione in Italia di questo mollusco, ha allo studio la possibilità di comperare vongole di piccole dimensioni dal Portogallo, dove vengono pescate in banchi naturali, e immergerle nel Delta del Po. Una soluzione che pemetterebbe di ripopolare gli allevamenti in Veneto e Emilia Romagna, e che prevede tre fasi preliminari. Occorre, infatti, bonificare le acque infestate dal granchio, recintare le aree di produzione e tornare a mettere in acqua il prodotto da allevare. Ed è proprio questo il vero problema perchè, come spiega il vicepresidente Confcooperative Fedagripesca, Paolo Tiozzo, “serve un quantitativo tale di seme, il fabbisogno stimato è di miliardi di esemplari di vongola verace, impossibile da trovare e da gestire con gli schiuditoi oggi esistenti”. Conti alla mano, per far tornare attivi gli impianti, secondo il presidente del Consorzio Pescatori Scardovari, Paolo Mancin, “servirebbero almeno 200 quintali al giorno di prodotto per un minimo di 10mila quintali per iniziare”. Un quantitativo che sale a 400 quintali al giorno se si prende in considerazione anche il polo produttivo dell’Emilia Romagna. E il confronto tra produttori punta proprio a superare gli ostacoli amministrativi.
MA LA VONGOLA PORTOGHESE HA UNA TAGLIA MINIMA DI 35 MM, OCCORRE UNA DEROGA
Il ruolo del prefetto Enrico Caterino, commissario straordinario per l’emergenza del granchio blu, è incentrata non solo per limitare gli effetti prodotti da questa specie aliena, ma verterà anche su una azione strategica per il recupero delle attività produttive ed economiche legate alla molluschicoltura. Ma a frenare l’entusiasmo dei produttori ci sono anche ostacoli amministrativi. La vongola portoghese infatti, spiega Fedagripesca, ha una taglia minima di cattura di 35 millimetri e quindi occorre una deroga per i pescatori portoghesi che consenta di rivendere esemplari più piccoli adatti all’immersione. “È necessario adottare un approccio integrato per far fronte all’emergenza granchio blu e per assicurare a lungo termine la sostenibilità e la resilienza della molluschicoltura nazionale”, spiega dall’Ispra il direttore del Dipartimento per il monitoraggio e la tutela dell’ambiente e per la conservazione della biodiversità, Luigi Ricci, che traccia una tabella di marcia che pervede di adottare sistemi di protezione per gli allevamenti; acquisire autonomia per la produzione di seme realizzando schiuditoi, anche in un’ottica di diversificazione, tracciabilità e sicurezza del prodotto e indipendenza economica, individuare nuove aree idonee all’allevamento. “L’emergenza granchio blu può rappresentare l’occasione per avviare un nuovo modello di gestione integrato della molluschicoltura, più collaborativo e autosufficiente – conclude Ricci – una sfida a cui sono chiamate a collaborare le amministrazioni centrali di Masaf, Mase e Mis, con associazioni e consorzi di produzione e gli istituti di ricerca”. (Ansa)
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