Carne coltivata, per l’Italia e 11 Paesi Ue “serve una consultazione pubblica”

La carne coltivata in laboratorio rappresenta “una minaccia” ai “metodi di produzione alimentare genuina che sono al centro del modello agricolo europeo”. In un documento, redatto dalle delegazioni italiana, francese e austriaca e sostenuta da quelle di Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Lituania, Malta, Romania e Slovacchia, i Paesi chiedono che, “prima di qualsiasi autorizzazione” al commercio, la Commissione europea lanci “una vera e propria consultazione pubblica sulla carne coltivata in laboratorio” e conduca una “valutazione d’impatto completa e basata sui fatti”. I firmatari fanno appello a “un approccio trasparente, scientifico e globale per valutare lo sviluppo della produzione di carne basata su cellule artificiali”.

LA VALUTAZIONE D’IMPATTO “AFFRONTI ANCHE LE QUESTIONI ETICHE”

La valutazione d’impatto, viene evidenziato, dovrà affrontare “questioni etiche, economiche, sociali e ambientali, oltre che nutrizionali, di sicurezza sanitaria, di sovranità alimentare e di benessere animale”. Inoltre, si legge ancora nel documento, “in base a quanto previsto dalla normativa comunitaria sulla definizione di prodotti a base di carne, i prodotti a base di cellule non potranno mai essere definiti carne”. Una posizione accompagnata dalla richiesta a Bruxelles di “garantire che i prodotti coltivati artificialmente in laboratorio non vengano mai promossi come alimenti autentici o confusi con essi”. Plaude all’iniziativa Coldiretti: “L’alleanza nata in Europa” fa proprie le nostre perplessità e “conferma il ruolo di apripista dell’Italia che è leader mondiale nella qualità e sicurezza alimentare, nelle politiche di tutela della salute dei cittadini anche grazie alla legge approvata”.

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