Peta, associazione animalista americana, usa la strategia finanziaria per aiutare i coccodrilli. L’organizzazione no profit, infatti, ha comprato azioni del colosso del lusso Lvmh, quotato alla Borsa di Parigi, per cercare di dare l’assalto dall’interno al sistema di vendita di pelli di animali esotici. Un moderno cavallo di Troia per combattere direttamente “dalla sala del consiglio di amministrazione di Louis Vuitton” i maltrattamenti inflitti agli animali utilizzati per produrre scarpe, borse e accessori. Per la stessa ragione, People for the Ethical Treatment of Animals ha annunciato l’aprile scorso di aver acquistato azioni di Prada, quotata a Hong Kong, e accusata di maltrattare struzzi per ottenere la tipica pelle con i punti in rilievo. Secondo una denuncia contro Louis Vuitton, invece, in due allevamenti di coccodrilli in Vietnam gli animali sarebbero “rinchiusi in piccole fosse per 15 mesi e talvolta tagliati e scuoiati mentre sono ancora vivi. In un altro allevamento, i lavoratori incidono il collo dei coccodrilli e inseriscono delle aste metalliche mentre il sangue scorre dalle ferite, e si vede un coccodrillo che continua a muoversi dopo essere stato scuoiato. Gli esperti hanno dimostrato che i coccodrilli rimangono coscienti per più di un’ora dopo la recisione del midollo e dei vasi sanguigni”, spiega l’associazione in un comunicato. Mimi Bekhechi, direttrice dei programmi internazionali di Peta, ha detto che “dalle dimostrazioni in strada” si passerà “ad alzare la voce nella sala di consiglio […] per interrompere la vendita di qualsiasi borsa, cinturino, o scarpa fatte con la pelle di un rettile”. Lvmh, che non ha voluto commentare l’acquisto di azioni da parte di Peta, ha però fatto sapere che i rapporti con gli allevamenti vietnamiti denunciati sono cessati nel 2014 e che le pratiche citate da Peta sono in contrasto con le politiche aziendali. (nelle foto Peta, i coccodrilli negli allevamenti in Vietnam)
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