AGGIORNAMENTO DEL 31 MARZO 2016
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POST ORIGINALE DEL 30 MARZO 2016
All’inizio del XIX secolo in Africa vivevano circa 25 milioni di elefanti. All’inizio del XX secolo ne erano rimasti 5 milioni. Oggi si stima che, in tutto il continente africano, rimangano circa 350mila elefanti, ma con un tasso di 35mila elefanti uccisi ogni anno per il loro avorio, la loro fine è vicina. Il traffico d’avorio ha anche un costo umano con centinaia di persone uccise o ferite negli scontri tra forze dell’ordine e cacciatori di frodo, migliaia incarcerate o spinte verso altre forme di crimine. Dietro, c’è corruzione a tutti i livelli, riciclaggio di denaro sporco e molte armi: un traffico che finisce anche per finanziare reti criminali internazionali, trafficanti di esseri umani, milizie e organizzazioni terroristiche. Anche Papa Francesco, durante la visita in Africa, ha detto che “nel contesto delle relazioni economiche tra gli Stati e i popoli non si può omettere di parlare dei traffici illeciti che crescono in un contesto di povertà e che, a loro volta, alimentano la povertà e l’esclusione”, ne abbiamo scritto qui su 24zampe.
LA CERIMONIA DELL’IVORY CRUSH
Con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e dei governi di tutto il mondo, molti Paesi hanno simbolicamente distrutto l’avorio confiscato negli anni durante cerimonie pubbliche, dette «ivory crush», nelle più importanti città del mondo. Tra i Paesi che finora hanno distrutto pubblicamente i propri stock di avorio ci sono Stati Uniti (già due volte), Cina, Francia, Belgio, Filippine, Kenya (nella foto Afp/Carl De Souza, Kitili Mbathi, direttore del Wildlife Service del Kenya), Gabon ed Etiopia. Un’azione simbolica che si è trasformata in movimento che ora arriva in Italia con il primo “Ivory Crush” nel nostro Paese, previsto il 31 marzo alle ore 17 a Roma, al Circo Massimo. Il messaggio che l’Italia vuole lanciare è che il traffico illegale di avorio non è tollerato e che il nostro Paese si impegna nella protezione degli elefanti e delle comunità locali africane sfruttate da network internazionali di criminali e trafficanti. La distruzione pubblica a Roma è stata concepita e organizzata dal ministero per l’Ambiente e dalla Ong Eal, Elephant Action League, in collaborazione con il ministero delle Politiche Agricole e Forestali, con l’ufficio italiano Cites e con il Corpo Forestale dello Stato.
LA ELEPHANT ACTION LEAGUE
L’appuntamento al Circo Massimo è composto di tre parti: presentazione dell’iniziativa, distruzione dell’avorio, la conclusione con l’avorio distrutto che verrà portato via per essere smaltito. La macchina utilizzata per distruggere l’avorio è tecnicamente chiamata «Unità Cingolata per Frantumazione Primaria» ed è offerta gratuitamente dalla ditta Impianti Industriali con sede a Dalmine di Bergamo. La Elephant Action League è un’organizzazione non-profit che unisce il mondo della sicurezza di alto livello e dell’intelligence con quello della conservazione ambientale, al servizio della fauna selvatica, delle foreste e delle persone che le proteggono. La sua missione è di combattere i crimini contro la fauna selvatica e le foreste attraverso progetti concreti, innovativi e collaborativi. Tra i suoi fondatori, tutti italiani, insieme con Gilda Moratti e Francesco Rocca c’è Andrea Crosta, co-autore della prima investigazione nel 2010-11 sul traffico illegale dell’avorio da parte del gruppo terroristico somalo Al-Shabaab, che ha cambiato il modo di vedere il problema del traffico d’avorio.
I TRAFFICANTI DI FAUNA SELVATICA
Le investigazioni di Eal sul traffico illegale di avorio includono una ricerca sulle reti criminali che trafficano in Kenya e un’ispezione sotto copertura nel porto di Mombasa, in Kenya. Eal ha recentemente pubblicato il report «Blending Ivory», dopo un’investigazione di 10 mesi in Cina sul traffico di avorio e di corno di rinoceronte. Animale quest’ultimo per il quale il bracconaggio, che prende di mira il corno del rinoceronte, non preoccupa meno di quello che riguarda l’elefante. EAL opera in Africa e Asia, con l’obiettivo di estendere le attività in Centro e Sud America nel 2017. In collaborazione con la Ong italiana `Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights´ Eal ha anche lanciato WildLeaks, la prima iniziativa di «whistleblowing» al mondo dedicata ai crimini contro la fauna selvatica e le foreste, che permette a persone da tutto il mondo di condividere informazioni confidenziali in modo sicuro e anonimo tramite un portale online che utilizza la rete Tor (dark web). (Kronos)