Ogni contesto ha i suoi rischi. E uno dei principali rischi per un automobilista in Australia è scontrarsi con un canguro. Così la casa automobilistica svedese Volvo ha annunciato oggi che sta sviluppando una tecnologia destinata alle auto che venderà nel principale paese dell’Oceania per evitare incidenti col grande marsupiale. Secondo i dati delle compagnie d’assicurazione australiane, il canguro è l’animale che più spesso causa incidenti stradali. Può correre a una velocità di 60 km all’ora, grazie alle sue potenti gambe. «In Svezia abbiamo fatto una ricerca che coinvolge animali più grandi e più lenti, come alci o mucche, che sono una seria minaccia sulle nostre strade. Ma i canguri sono più piccoli di questi animali e più imprevedibili», ha spiegato l’ingegnere Martin Magnusson di Volvo Cars. La Volvo, che oggi è di proprietà della cinese Geely, ha detto che un team d’ingegneri specializzati sula sicurezza sono partiti dalla Svezia questa settimana e sono andati nella capitale australiana, Canberra, per filmare il comportamento dei canguri, raccogliere dati, in modo da sviluppare poi un software per sensori radar che scandiscano la strada e attivino i freni per evitare i canguri. La compagnia d’assicurazioni australiana NRMA ha detto che ogni anni ci sono 20mila collisioni tra auto e canguri per richieste di rimborso da 53 milioni di dollari.
Negli anni ’90, il Cile aveva contratto una febbre virale e contagiosa, un entusiasmo misterioso, improvviso quanto incoercibile per le scimmie che, purtroppo, ha solo finito per fare la fortuna dei trafficanti di animali. Oggi oltre un centinaio di questi primati si dividono gli spazi di un centro di riabilitazione a Penaflor, comune nei pressi di Santiago del Cile, dopo essere stati recuperati da circhi, laboratori o da proprietari privati infastiditi dalla loro ormai ingombrante presenza. Con l’obiettivo di curare i loro traumi e, talvolta, le loro dipendenze. Nicolas è una scimmia cappuccino. Ma è anche un ex alcolista. I suoi proprietari, che l’esibivano nel loro negozio di Santiago, l’avevamo reso dipendente dall’alcol e dalle sigarette. Per divertimento. Quando è arrivato in questa centro di recupero per primati, oltre 15 anni fa, ne era totalmente dipendente. «Quando è arrivato qui, racconta una veterinaria del centro, abbiamo dovuto sottoporlo al trattamento prescritto per gli umani alcolisti, compresi i farmaci antidepressivi. Un trattamento che ha richiesto del tempo, un periodo durante il quale non ha mai smesso di chiedere alcol». Nel centro sono ospitate 165 scimmie che erano state costrette a vivere in un ambiente inadatto alla loro natura selvaggia. E che spesso ne portavano le tracce, pellicce degradate, mutilazioni, traumi psichici. Lo scopo del personale del centro di Penaflor è reinsegnare ai primati i comportamenti innati, propri della specie. Compito non facile. È quasi sempre impossibile reinserire gli animali nel loro ambiente d’origine. Ormai incapaci di sopravvivere nella natura, rischierebbero oltretutto d’infettare i loro congeneri con i virus acquisiti in ambiente domestico.