Trovare i figli in mezzo a una folla non è impresa semplice. Nemmeno per le foche, che allevano i propri cuccioli sulla spiaggia e, durante i quattro mesi di allattamento, spesso vanno alla ricerca di cibo in acqua, allontanandosi dai piccoli. Al ritorno, madre e figli usano la `voce´ per ritrovarsi in mezzo alle diverse centinaia di foche sulla battigia. A dare man forte al riconoscimento sonoro, una volta vicini, giunge poi l’olfatto.
Lo ha dimostrato un gruppo francese guidato da Thierry Aubin dell’Università di Paris-Sud, in uno studio pubblicato su Plos One. Per analizzare le componenti vocali, i ricercatori hanno svolto gli esperimenti nell’arcipelago delle Kerguelen nell’Oceano Indiano, facendo ascoltare a 30 cuccioli di foca segnali audio sintetici che `mimano´ il richiamo materno, riprodotti a distanze diverse.
Osservando i piccoli, gli scienziati si sono accorti che il riconoscimento della madre da parte del cucciolo è articolato. Sono infatti due le variabili utilizzate a lunga e media distanza: l’ampiezza del suono e la modulazione della frequenza del vocalizzo, che diventano affidabili rispettivamente a 64 e 8 metri di distanza. Man mano che gli animali sono più vicini, intervengono poi le altre caratteristiche tipiche del timbro vocale.