Cambiamento climatico? Niente affatto. Il mammut, il rinoceronte peloso, l’armadillo gigante, la tigre dalle zanne a sciabola e tanti altri enormi animali che un tempo popolavano il nostro pianeta si sono estinti a causa dell’uomo e del suo istinto da cacciatore e da `manipolatore´ degli ambienti naturali. A sostenerlo sono gli scienziati delle Università di Exeter e di Cambridge, nel Regno Unito, che hanno pubblicato i risultati di un lungo studio sulla rivista Ecography, qui.
Mettendo a confronto i dati sull’arrivo dell’uomo in determinate aree fino ad allora disabitate, il clima di quei secoli e gli scheletri di questi enormi animali rinvenuti, gli studiosi sono cosi’ arrivati alla conclusione che, appunto, la cosiddetta `megafauna´ non si e’ estinta per il clima impazzito ma, circa 10mila anni fa, proprio a causa della necessita’ dell’uomo di nutrirsi o di difendersi dagli animali.
“La ricerca distrugge il mito dei primi esseri umani che vivevano in armonia con la natura”, hanno sintetizzato gli studiosi, aggiungendo tuttavia che la caccia non sarebbe l’unica causa dell’estinzione. Anche altri fattori, come l’uso del fuoco o il peggioramento a causa dell’uomo degli habitat naturali potrebbero aver contribuito alla scomparsa di queste specie. Rimane ancora un mistero, tuttavia il perche’ in Asia questi animali si siano estinti molto piu’ tardi.
Poche settimane fa, però, è stata diffusa una teoria diametralmente opposta: per i grandi animali del Pleistocene sarebbe stato fatale un rapido e improvviso riscaldamento climatico simile a quello attuale, che ha stravolto le precipitazioni e la distribuzione della vegetazione. Lo studio è stato addirittura pubblicato su Science, qui, dal gruppo coordinato da Alan Cooper, dell’università australiana di Adelaide. Queste le osservazioni: ”Anche in aree dove non erano presenti esseri umani – ha detto Cooper – abbiamo visto che ci sono state estinzioni di massa”. Per esempio in America del Nord, il gigante orso dalla faccia corta era scomparso prima che arrivasse l’uomo circa 13 mila anni fa. In Eurasia, quando l’uomo Sapiens è arrivato circa 44mila anni fa molti grandi animali continuarono a esistere senza problemi per migliaia di anni per poi scomparire durante ripetuti e improvvisi periodi di riscaldamento climatico.
La teoria australiana osservava come ci si immaginasse che ci fosse soprattutto l’uomo dietro a queste estinzioni avvenute in più continenti, dal Nord America, all’Europa all’Asia, alla fine dell’ultima era glaciale. Invece ”caccia eccessiva e la modifica e frammentazione degli habitat per mano dell’uomo avrebbero dato solo il colpo di grazia a una popolazione già stressata da un rapido e improvviso aumento delle temperature” secondo uno degli autori, Chris Turney dell’università australiana del Nuovo Galles del Sud. La conferma analizzando il Dna raccolto da campioni di terreno e ghiaccio antico che contengono materiale genetico misto, di piante, animali e microrganismi (cosiddetto Dna ambientale) che permette di ricostruire interi ecosistemi del passato. In più è stata ricostruita la storia climatica del Pleistocene grazie alle carote di ghiaccio prelevate dalla Groenlandia. E’ stato così osservato – queste le conclusioni oggi controvertite – che l’estinzione di questi animali coincide con le fasi di riscaldamento climatico registrate durante l’ultima glaciazione nella quale si sono viste oscillazioni drastiche delle temperature, anche di molti gradi.