Il traffico di specie protette, grazie alla rete, è un business anche in Europa

Il traffico illegale di specie animali protette è diffuso anche in Europa, attraverso internet. Lo rivela una indagine della ong animalista britannica Ifaw (International Fund for Animal Welfare). Gli attivisti hanno monitorato per 6 settimane un centinaio di siti di e-commerce in Gran Bretagna, Germania, Francia e Russia. Fra questi eBay, Gumtree e Preloved. Hanno trovato più di 5mila annunci che offrivano almeno 12mila fra animali vivi e parti di questi, per un valore complessivo di 4 milioni di dollari. Tutte le offerte riguardavano specie il cui commercio è limitato o vietato dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie a rischio (Cites). Le 327 offerte più palesemente illegali sono state segnalate alle autorità di polizia. Il 20% delle offerte riguardava avorio. Il 37% erano rettili vivi (soprattutto tartarughe), il 31% uccelli (per lo più pappagalli, ma anche gufi e rapaci). I grandi animali sono ricercati soprattutto in Russia, dove i felini sono visti come status symbol: leopardi, giaguari e ghepardi, poi primati come orangutan, lemuri e gibboni. In Gran Bretagna sono ricercate le pelli di tigri, leoni, leopardi, orsi polari. Il rapporto “Disrupt: Wildlife cybercrime” dell’Ifaw è qui in inglese (sopra, l’immagine di copertina). Su 24zampe, di recente, abbiamo scritto di come i big del web cerchino di contrastare il traffico di natura sul web.

– Di traffico di specie protette – uccelletti catturati illegalmente in Calabria per essere utilizzati nella ristorazione nel nord Italia – abbiamo parlato di recente su 24zampe.