La Ue decide di salvare le api: stop all’utilizzo dei pesticidi neonicotinoidi

I Paesi membri dell’Ue hanno approvato la proposta della Commissione europea che introduce il divieto di utilizzo all’aperto di tre pesticidi neonicotinoidi perché nocivi per le api. L’impiego dei principi attivi (imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam), che è molto diffuso in agricoltura, sarà consentito solo in serra. La decisione segue restrizioni già imposte dall’Ue nel 2013. L’Italia ha votato in favore della proposta di divieto insieme ad altri 15 paesi. Lo stop ai tre pesticidi, che sarà applicabile dalla fine del 2018, arriva dopo due tentativi falliti da parte della Commissione di mettere ai voti la sua proposta e due pareri dell’Efsa circa i rischi che questi principi attivi comportano per le api. I neonicotinoidi sono sostanze insetticide molto usate in agricoltura e risultano più tossici per gli invertebrati, come gli insetti, che non per mammiferi, o uccelli. Nelle scorse settimane la Commissione Ue aveva organizzato una consultazione pubblica sul tema. Molti le reazioni favorevoli alla decisione ma c’è anche qualcuno che non è rimasto soddisfatto.

LE REAZIONI FAVOREVOLI ALLA DECISIONE…

Greenpeace, una delle associazioni ambientaliste più attive nella difesa delle api, accoglie con “grande soddisfazione” il bando permanente e quasi totale di tre insetticidi neonicotinoidi dannosi per le api, approvato questa mattina dai Paesi Ue: “Oggi è una grande giornata per il futuro dell’agricoltura europea, per gli insetti impollinatori e l’ambiente”.

Anche il commissario Ue alla Salute Vytenis Andriukaitis è soddisfatto: “La salute delle api rimane di fondamentale importanza per me poiché riguarda la biodiversità, la produzione alimentare e l’ambiente”, ha detto Andriukaitis.

Esulta Avaaz, una delle associazioni che raccolto firme a sostegno dello stop: “Finalmente, i nostri governi stanno ascoltando i loro cittadini, l’evidenza scientifica e gli agricoltori che sanno che le api non possono vivere con queste sostanze, e che noi non possiamo vivere senza api”.

“Per salvare le api è ora necessario che il divieto riguardi coerentemente anche l’ingresso in Italia e in Europa di prodotti stranieri trattati con i principi attivi sotto accusa”, afferma Coldiretti dall’Open day dell’agricoltura italiana in corso a Bari. “Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da Ungheria (8,5 milioni di kg) e Cina (3 milioni di kg): non è accettabile che alle importazioni sia consentito di aggirare le norme previste in Italia ed in Europa”, concludono gli agricoltori.

“Una grande vittoria per gli insetti impollinatori, come le api, e per tutti noi, contadini, consumatori e Stati membri”, commenta Slow Food, che tuttavia spiega che la guerra non sia ancora finita, poiché i neonicotinoidi si possono ancora utilizzare all’interno delle serre: “Dovrebbero essere vietati, invece, per tutte le coltivazioni e in qualsiasi condizione”.

Grande soddisfazione anche di Deborah Bergamini di Forza Italia, che però segnala che “nel nostro Paese lo spopolamento delle colonie d’api è un problema di cui non si parla abbastanza e che neanche la politica affronta mentre invece è un settore che rappresenta un’eccellenza del made in Italy nel mondo e per questo va tutelato e promosso”.

Forte apprezzamento da parte di Paolo De Castro, vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, per il voto dell’Italia insieme ad altri 15 partner: “Da tempo il Parlamento europeo chiede agli Stati membri di fare squadra – commenta – per salvaguardare i nostri preziosi impollinatori che permettono la sopravvivenza del 75 % della produzione alimentare in Europa, mentre negli ultimi anni le loro colonie sono diminuite fino al 50%”.

”Da iniziative come queste è possibile maturare la speranza che il progetto europeo non sia ancora naufragato e che, con l’impegno e la dedizione di tutti coloro che hanno a cuore gli interessi del primario e la salute e il benessere dei cittadini, sia ancora possibile costruire un’altra Unione Europea”, afferma Confeuro.

Arriva l’apprezzamento della Fai-Federazione apicoltori italiani: “L’Italia ha sostenuto la posizione attesa da tutti gli apicoltori europei. Siamo orgogliosi del contributo determinante che il nostro Paese ha dato all’odierna decisione del Comitato fitosanitario dell’Unione europea. I neonicotinoidi hanno falcidiato le popolazioni di api mellifere e gli altri insetti utili; ora si cambi rotta”.

Il divieto “è un primo e importante passo avanti per la protezione delle api e degli altri impollinatori. Tuttavia la decisione di oggi riduce i rischi ma non li elimina: è necessario continuare la battaglia affinché si arrivi al bando totale di queste sostanze” dice il Wwf spiegando che “lasciando in commercio queste molecole per le produzioni in serra, infatti, non solo non si esclude il rischio di contaminazione dell’ambiente esterno ma anche l’utilizzo illecito”.

… E LE REAZIONI CONTRARIE

“La decisione odierna degli Stati membri dell’Unione europea di limitare l’uso di alcuni neonicotinoidi alle applicazioni in serre permanenti è un cattivo affare per il settore agricolo europeo e l’ambiente, e non migliorerà la quantità di api o altri impollinatori”, è il commento di Bayer allo stop arrivato oggi dall’Ue. “La decisione ridurrà ulteriormente la capacità degli agricoltori europei di affrontare importanti parassiti, molti dei quali non prevedono trattamenti alternativi”, conclude il produttore di imidacloprid e clothianidin, due dei pesticidi vietati. Il thiamethoxam è prodotto da Syngenta.

Proprio Bayer e Syngenta sui pesticidi neonicotinoidi hanno denunciato la Commissione europea alla Corte di giustizia Ue, con la sentenza data per imminente. “Col giudizio della Corte previsto per il 17 maggio – si legge in una nota dell’associazione europea per la protezione delle colture – la decisione è prematura e sgradita, anche se non del tutto inattesa”.

Perplesso anche il presidente del Copa-Cogeca, Joachim Rukwied, che vorrebbe “più studi sui semi trattati per la barbabietola da zucchero e altre colture non infiorescenti, per le quali a nostro avviso non c’è un vero rischio per le api”.