Dalle stelle alle stalle: con l’astroecologia si studiano le specie animali a rischio come fossero astri

Studiare gli animali come fossero stelle grazie all’astroecologia, una nuova disciplina che sfrutta software e algoritmi sviluppati dagli astrofisici per monitorare le specie in via d’estinzione nei loro habitat naturali. Sembra fantascienza ma nelle immagini a infrarossi girate dai droni i loro corpi caldi appaiono brillanti come stelle e allo stesso modo possono essere monitorati, per fare censimenti e anche contrastare il bracconaggio. A dimostrarlo sono i risultati dei primi esperimenti sul campo, presentati dai ricercatori della Liverpool John Moores University alla Settimana europea dell’Astronomia e della Scienza spaziale (Ewass).

VEDERE GLI ANIMALI ANCHE DI NOTTE GRAZIE AI RAGGI INFRAROSSI

“Grazie alle termocamere a infrarossi, possiamo facilmente vedere gli animali per effetto del loro calore corporeo, sia di giorno che di notte, anche se sono mimetizzati nel loro ambiente naturale”, spiega l’astrofisica Claire Burke. “Dato che in queste immagini animali e umani ‘brillano’ esattamente come le stelle e le galassie nello spazio – prosegue la ricercatrice – siamo riusciti a combinare l’esperienza tecnica degli astronomi con le conoscenze degli ecologi, per sviluppare un sistema capace di individuare animali e bracconieri in maniera automatica”. L’analisi delle immagini, in particolare, è resa possibile da strumenti di identificazione e algoritmi di apprendimento automatico che gli astrofisici hanno sviluppato attraverso il software open source ‘Astropy’. Per il primo test di prova, i ricercatori sono letteralmente passati dalle stelle alle stalle, utilizzando il sistema per identificare umani e bovini nelle immagini a infrarossi registrate dai droni in volo su una fattoria.

UN DATABASE PER ADDESTRARE IL SISTEMA A RICONOSCERE GLI ANIMALI

Dimostrata la fattibilità del progetto, hanno cominciato a collaborare con zoo e parchi faunistici per costruire un grande database di immagini con cui addestrare il sistema a riconoscere diversi tipi di animali nei loro habitat, anche se nascosti dalla vegetazione. Gli ultimi aggiornamenti del software permettono di considerare anche fattori confondenti come gli agenti atmosferici, mentre rimane ancora difficile identificare gli animali con una temperatura corporea prossima a quella dell’ambiente circostante. Lo scorso settembre sono cominciati i primi esperimenti sul campo, con il monitoraggio in Sud Africa di una delle specie di mammifero più minacciate al mondo: il coniglio di fiume. A maggio saranno condotti nuovi test con l’orangotango della Malesia e la scimmia ragno del Messico, mentre a giugno sarà il turno del delfino di fiume brasiliano.