Usa, scimmia incinta infettata con Zika per seguire gravidanza in tempo reale

zikamonkey

“Dividere” e “condividere”. Le due parole dominano il dibattito etico e scientifico sull’opportunità, negli Usa, di provocare il contagio della scimmietta gravida con il virus Zika per permettere agli scienziati di tutto il mondo di seguire gli effetti sul feto del morbo che provoca la microcefalite. I fatti. Un gruppo di scienziati americani dell’università del Wisconsin ha dato il via a un esperimento di frontiera per permettere alla comunità scientifica di condividere sul web, in tempo reale, dati utili a far luce sul legame tra Zika e microcefalia fetale: tutto il mondo potrà seguire la gravidanza di una scimmia infettata con il virus, che verrà monitorata durante i mesi di gestazione postando su Internet i risultati di ecografie ed esami del sangue. L’animale, una femmina incinta di macaco rhesus – la stessa razza di scimmia dal quale fu isolato il virus per la prima volta nel 1947, in Uganda -, è stato infettato con Zika lunedì, riferisce online il network Npr qui. Coordinatore dello studio Dave O’Connor, docente dell’ateneo del Wisconsin-Madison (nella foto, i macachi dell’istituto). E’ proprio lui il primo ad affrontare le perplessità etiche che il suo progetto potrebbe suscitare, il primo a essere diviso nel proprio animo. Da un lato, spiega commentando l’esperimento, c’è “la necessità morale di condurre questo tipo di ricerca sull’animale”, ma dall’altro lo scienziato si definisce “triste e affranto” per ciò che questo studio può comportare per la scimmia in attesa. “Non credo che i due sentimenti si escludano a vicenda”, dice. O’Connor e colleghi stanno pianificando il test da mesi. Un paio di settimane fa, racconta il ricercatore, durante un viaggio a Rio de Janeiro continuava a incontrare donne in gravidanza per la strada. “Tutte potevano rischiare Zika e i difetti congeniti devastanti che il virus potrebbe causare sul feto – afferma – e questo mi ha profondamente colpito. Così sono giunto alla conclusione che esista un imperativo etico e morale a studiare il modello animale più rilevante” per dare indicazioni su quanto può succedere negli esseri umani, ossia la scimmia, “così da disporre dei dati più preziosi e di impatto”.

  • Guido Minciotti |

    Caro Gianmarco, provo sempre una certa invidia per chi ha granitiche certezze come quelle che sembra avere lei. I suoi toni invece non li condivido affatto, e questo senza negare eventuali responsabilità riconducibili a “big pharma”. Grazie di leggere 24zampe, saluti gm

  • Guido Minciotti |

    Caro Gianmarco, provo sempre una certa invidia per chi ha granitiche certezze come quelle che sembra avere lei. I suoi toni invece non li condivido affatto, e questo senza negare eventuali responsabilità riconducibili a “big pharma”. Grazie di leggere 24zampe, saluti gm

  • gian marco |

    Questi assassini che vogliono farci credere che questa immorale scienza serve per salvare vite umane dovranno rendere conto a dio per le atrocita’ perpetrate a queste povere creature.basta con il cercare di dialogare con questi bastardi dementi dobbiamo cambiare il sistema delle lobby del farmaco e di chi specula su tutto questo animali a ammalati.
    Vivisettori assassini!!!

  • gian marco |

    Questi assassini che vogliono farci credere che questa immorale scienza serve per salvare vite umane dovranno rendere conto a dio per le atrocita’ perpetrate a queste povere creature.basta con il cercare di dialogare con questi bastardi dementi dobbiamo cambiare il sistema delle lobby del farmaco e di chi specula su tutto questo animali a ammalati.
    Vivisettori assassini!!!

  • Bruna Bornengo |

    Anche lo scimpanzè era rituenuto un modello valido perchè molto simile all’uomo. Ma lo scimpanzè in natura convive allegramente con il virus Hiv….
    per esempio….

  Post Precedente
Post Successivo