Green Hill, in Appello confermate le condanne – L’allevamento: “Sentenza ingiusta” ma Lav, Enpa e Brambilla sono soddisfatte

Un giovane nasconde sotto la maglietta un cucciolo di Beagle salvato da un gruppo di animalisti entrati nell'allevamento Green Hill di Montichiari, Brescia, 28 aprile 2012. I cani Beagle sono allevati a Montichiari e destinati alla vivisezione. ANSA/FILIPPO VENEZIA

AGGIORNAMENTI DELLE 21.30
LAV: SMANTELLATO TEOREMA “CANE USA E GETTA”
“Con questa nuova sentenza, si confermano rigore morale ed equità nell’applicare il diritto a esseri viventi capaci di provare sofferenze e dolore”. Con queste parole la Lav, parte civile nel processo Green Hill, ha commentato la sentenza della Corte d’Appello di Brescia che ha confermato le condanne emesse in primo grado nei confronti dei vertici dell’allevamento. “Con questa sentenza storica, senza precedenti per numero di animali tratti in salvo e per la portata innovativa sul piano giuridico, è stato smantellato, dunque, l’inaccettabile teorema del cane ‘prodotto da laboratorio’ e per questo ‘usa e getta’” ha aggiunto la Lav.
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ENPA: VITTORIA DELLA LEGALITA’
«Oggi è una giornata importante, ha vinto nuovamente la legalità: con la conferma della condanna di primo grado a complessivi quattro anni inflitta ai vertici dell’allevamento Green Hill giustizia è stata fatta due volte. Restano tuttavia le sofferenze degli animali che, purtroppo nessun verdetto potrà mai cancellare, anche se siamo orgogliosi di essere riusciti a sottrarre moltissimi beagle ai loro aguzzini». Lo dichiara la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi, commentando l’esito del processo di appello nel quale l’Enpa era parte civile attraverso l’avvocato Valentina Stefutti. «Dal nostro punto di vista questo verdetto è anche un invito a mettere in discussione il sistema che ruota intorno alla sperimentazione animale: dobbiamo partire da qui per avviare una serena riflessione sui metodi  “cruelty free” che rappresentano il vero futuro della scienza medica. Infatti, mentre in Italia si continuano a versare fiumi d’inchiostro in difesa dei test sugli animali, peraltro mai validati scientificamente, all’estero si investe sempre nei metodi alternativi, al punto che proprio nei giorni scorsi il professor Hartung della John Hopkins University ha potuto presentare alla comunità scientifica un modello di cervello umano realizzato con vere cellule nervose in grado di aggregarsi  spontaneamente in strutture tridimensionali. Il messaggio è forte e chiaro: un’altra scienza è possibile».
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BRAMBILLA: GREEN HILL NON RIAPRIRA’ PER MIA NORMA DIVENTATA LEGGE
«Grazie alla norma che ho scritto e che oggi è diventata legge nel decreto legislativo 26/2014, un allevamento come Green Hill non può più aprire nel nostro Paese. E’ una vittoria di cui sono fiera e che dedico ai milioni di italiani che amano gli animali, detestano gli orrori della vivisezione e si sono battuti al nostro fianco». Lo ha detto Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente, commentando la decisione della Corte d’appello di Brescia sul caso Green Hill. Per la deputata, autrice della norma che dal 2014 vieta, sul territorio nazionale, l’allevamento di cani, gatti e primati da utilizzare per la sperimentazione, «la sentenza di oggi, con il secondo grado di giudizio, è una vittoria della giustizia e mette di fatto il suggello su una vicenda che mi ha visto da sempre in prima linea: contro la vivisezione in generale e in particolare contro la vergogna di un allevamento di cani destinati ai laboratori che, grazie alla norma che ho scritto, non potrà mai più aprire nel nostro paese».
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AGGIORNAMENTO DELLE 19.20 – GREEN HILL: SENTENZA INGIUSTA E INFLUENZATA DALL’OPINIONE PUBBLICA
Green Hill in merito alla sentenza che oggi ha confermato le condanne inflitte in primo grado agli imputati, ribadisce l’estraneità alle accuse e rivendica di aver sempre svolto il proprio lavoro – allevamento di cani destinati alla sperimentazione scientifica – nel pieno rispetto delle normative vigenti, come le decine di ispezioni di vari enti come Asl, Istituto Zooprofilattico e Ministero della Salute hanno dimostrato. Green Hill, annunciando che ricorrerà al grado successivo di giudizio, sottolinea che il processo è stato fin dalle fasi iniziali fortemente influenzato da una campagna animalista ingiustamente accanita che in realtà vuole vedere l’azienda condannata non per i metodi di allevamento ma piuttosto per le finalità di quest’ultimo e non ne considera la necessità per la ricerca medico-scientifica. Inoltre, secondo Green Hill non sono stati presi in considerazione la gran quantità di documenti e materiali prodotti dalla difesa che certificano il rispetto del benessere animale, l’assenza di maltrattamenti e l’eccellenza dell’allevamento. (Comunicato)
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POST ORIGINALE DELLE 17.24
Nel corso del processo davanti alla Corte d’Appello di Brescia il sostituto procuratore aggiunto Ambrogio Cassiani, pm che ha indagato sull’intera vicenda e che oggi ha ottenuta la delega dalla Procura Generale, ha chiesto la conferma delle condanne per i vertici di Green Hill, l’allenamento di cani beagle destinati alla vivisezione, chiuso il 18 luglio 2012. Ne abbiamo parlato qui su 24zampe.  In primo grado Renzo Graziosi e Ghislane Rondot, rispettivamente veterinario e cogestore della struttura, erano stati condannati a un anno e sei mesi, mentre il direttore dell’allevamento Roberto Bravi era stato condannato ad un anno. (Ansa, nella foto Ansa/Filippo Venezia un giovane nasconde sotto la maglietta un cucciolo di Beagle salvato da un gruppo di animalisti entrati nell’allevamento Green Hill di Montichiari, Brescia, il 28 aprile 2012)