Cinghiali, per l’Anci “ci sono alti costi in vite umane ed economici, serve azione coordinata”

“E’ con estremo favore che partecipiamo alla iniziativa di ricognizione e consultazione con le parti sociali e istituzionali avviata dai Ministeri Ambiente e Agricoltura rispetto al problema della presenza imponente e ormai incontrollata di cinghiali, che causa danni alle colture e che sta comportando anche un rischio crescente per la pubblica incolumità”. Lo affermano i sindaci di Siena, Bruno Valentini, presidente della Commissione Ambiente territorio e protezione civile di Anci, e di Pavia, Massimo Depaoli, Coordinatore nazionale Anci Aree Naturali Protette, a seguito dell’incontro svolto con il viceministro delle Politiche Agricole Andrea Olivero e il sottosegretario all’Ambiente Barbara Degani.

Un cinghiale selvatico in un'immagine d'archivio. FOLCO LANCIA /  ANSA

Un cinghiale selvatico in un’immagine d’archivio. FOLCO LANCIA / ANSA

“E’ evidente che ormai non è più rinviabile un’azione coordinata a livello nazionale – spiega Valentini – non possiamo affidarci alla buona volontà delle Regioni, che in alcuni casi stanno lavorando bene, come in Toscana, dove si sta portando avanti un testo di riforma della norma regionale e dei regolamenti venatori utile per un’efficace politica di contenimento degli ungulati. Il fenomeno non ha infatti solamente un alto costo pagato in vite umane ma anche una ricaduta economica. Solo per fare un esempio, ogni grappolo d’uva di Brunello di Montalcino danneggiato dai cinghiali produce una perdita superiore a un euro, che significa oltre cinquantamila euro per ettaro. I primi provvedimenti che ci attendiamo dopo questo confronto con il Governo – aggiunge – sono delle norme da inserire nella Legge di stabilità che almeno consentano di definire compiti e organici della polizia con competenza ambientale per far fronte alle carenze esistenti”.
“Occorrerebbero –  continua Valentini – sanzioni amministrative con specifiche sanzioni accessorie, che colpiscano anche i comportamenti dei singoli, dato che oggi le sanzioni penali previste dalla legge 157 sulla caccia sono di difficile applicazione e non rappresentano un deterrente”. “L’opinione pubblica, come è già emerso anche dalle consultazioni svolte in sede parlamentare – segnala Depaoli – è ormai pronta per un ragionamento complessivo di revisione delle norme della caccia basato su un approccio scientifico, utile a controllare la crescita delle specie che creano problemi di convivenza con cittadini e territori, ponendo riparo a una mancata o inefficace gestione faunistico-venatoria”. (Ansa)