Più animali da compagnia e meno animali, sotto forma di carne, nel piatto. Questa potrebbe essere la sintesi della ricerca del Centro studi Sic-Sanità in Cifre sui benefici che la presenza degli animali domestici nella vita degli anziani potrebbe portare agli anziani stessi e, di riflesso, ai conti della Sanità pubblica. Secondo i calcoli del Centro studi Sic realizzati per Federanziani, si stima infatti in quattro miliardi di euro il risparmio annuo sulla spesa sanitaria, combinando interventi sull’alimentazione (meno grassi saturi, carne, sale e zucchero e più pesce, verdura e frutta) e sugli stili di vita (camminare, per esempio portando un cane a passeggio). Su 24zampe ne abbiamo già parlato qui.
“I risparmi sono stati calcolati alla luce della riduzione dei costi legati alla gestione di alcune delle principali patologie croniche quali diabete, patologie cardiovascolari e depressione, possibili grazie alla diffusione degli animali domestici – ha spiegato il Presidente di FederAnziani Senior Italia, Roberto Messina –. L’attività fisica legata al possesso di un animale contribuisce alla prevenzione e al contrasto delle patologie metaboliche. La presenza di un animale da compagnia contribuisce alla riduzione dell’ipertensione oltre a rappresentare, soprattutto per gli anziani soli, un efficace mezzo di contrasto della solitudine e della depressione che spesso si associa ad essa”. Ora sono disponibili i dati dello studio intitolato “I Senior e il rapporto con gli animali domestici e l’alimentazione”.
I RISPARMI DALL’ALIMENTAZIONE
Secondo i dati del Centro studi Sic, la positiva incidenza della corretta alimentazione è del 5,6 % nel diabete, 3,4 % nelle patologie cardiocircolatorie e del 2,4% nella depressione; questo comporterebbe dei risparmi in termini economici rispettivamente di 560, 646 e 105 milioni di euro, per un totale di circa 1,3 miliardi di euro (si veda la tabella allegata).
Negli ultimi 50 anni il progresso scientifico, l’incremento nell’aspettativa di vita, la trasformazione delle malattie e il cambiamento di abitudini alimentari e stili di vita hanno portato le patologie non trasmissibili come quelle cardiovascolari, diabete e tumori, a essere responsabili oggi del 60% dei decessi nel mondo.
Il fatto che circa l’80% dei casi legati a queste malattie potrebbero essere prevenuti eliminando alcuni fattori di rischio come il fumo, le diete non equilibrate, l’inattività fisica e l’alcool, fa emergere come la prevenzione sia oggi un fattore chiave, senza il quale il peso di queste patologie sulla salute globale potrebbe aumentare del 17% nei prossimi 10 anni.
IL SEGRETO DELLA PREVENZIONE
Nella prevenzione l’alimentazione e lo stile di vita sono fattori centrali: sono molto strette le connessioni fra l’assunzione di alcuni macro e micro nutrienti e la probabilità dell’insorgere di tali patologie. Mangiare pochi grassi saturi, poca carne, poco zucchero e sale, molta frutta e verdura, carboidrati e pesce, e camminare regolarmente almeno 30 minuti al giorno può aiutare molto.
Basti pensare che ridurre di soli 2 punti la pressione sanguigna riduce del 7% il rischio di mortalità coronarica, e del 10% il rischio di ictus (G. Riccardi).
All’origine di queste patologie c’è un processo infiammatorio che debilita le cellule, per questo, 5-6 porzioni al giorno di frutta e verdura, anti-infiammatori per eccellenza, possono allungare la vita, e di molto. Inoltre, dimagrire anche solo di 4-5 chili consente di ridurre di due terzi l’incidenza del diabete, migliorando tra l’altro il benessere complessivo (C. Ricordi).
“Negli ultimi anni la prevenzione sta diventando sempre di più una priorità: con l’allungarsi della vita media e lo sviluppo delle cosiddette “malattie del benessere” (tra cui l’obesità) i costi che i Governi devono affrontare per la spesa sanitaria incidono sempre più sulla collettività. In Italia è di circa 40 miliardi di Euro l’anno la spesa sostenuta in terapie e cure per patologie cardiovascolari, diabete e tumori: quasi 700 euro a testa. (Barilla Center for Food Nutrition – via Mantova 166, 43100 Italy – info.barillacenter@barilla.it – www.barillacfn.com)
FARE ATTIVITA’ FISICA
L’attività fisica è definita dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) come “qualsiasi movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che richiede un dispendio energetico” e la sedentarietà, cioè la mancanza di esercizio fisico, è considerata il quarto principale fattore di rischio per la mortalità globale e causa di circa 3,2 milioni di morti a livello mondiale.
Praticare una regolare attività fisica di intensità moderata, come camminare, andare in bicicletta o fare sport, ha benefici importanti per la salute. Aiuta, per esempio, a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e di malattie croniche e influisce positivamente anche sullo stato psicologico delle persone.
La sedentarietà, spesso associata a un’alimentazione quantitativamente e qualitativamente non corretta, sta diventando un problema di salute pubblica mondiale, con un elevato carico di malattia e relativi costi sociali. Avere uno stile di vita attivo è un’abitudine influenzata da una serie complessa di variabili sociali e individuali e alcuni sottogruppi di popolazione (come le donne o le persone con un basso livello socio-economico) possono trovarsi in un condizioni di svantaggio rispetto alla consapevolezza dell’opportunità di praticare attività fisica. (http://www.epicentro.iss.it/problemi/attivita_fisica/epid.asp) In Italia, praticano solo qualche attività fisica soltanto il 25,8% dei maschi, il 29,4% delle femmine e il 27,7% del totale, di tutte le età.
L’Istat evidenzia, tra alcuni comportamenti a rischio, la prevalenza di persone che non praticano sport e nessuna attività fisica nel tempo libero come sedentari, pari al 41,2% della popolazione italiana. Per quanto riguarda l’obesità tra gli adulti, l’Italia si colloca nella parte più bassa della graduatoria tra i paesi Europei, ma il fenomeno è in aumento, soprattutto tra i maschi (da 8,7 % nel 2001 a 11,6% nel 2013).
UOMINI IN SOVRAPPESO
La quota di uomini e donne adulti in sovrappeso è molto più elevata e sostanzialmente stabile nel tempo, ma la differenza tra uomini e donne è molto più pronunciata. Sono complessivamente in eccesso di peso il 55,6% degli uomini e il 36,8% delle donne.
Uno studio americano pubblicato su Arteriosclerosis, Thrombosis and Vascular Biology, la rivista dell’American Heart Association ha dimostrato come corsa e camminata incidano sui rischi di ipertensione, ipercolesterolemia e diabete. Lo studio ha preso in considerazione 33mila persone dedite alla corsa e 16mila persone “camminatrici”, durante un arco temporale di 6 anni.
Dai risultati della ricerca emerge proprio come l’attività fisica moderata, come il camminare, incida positivamente sui livelli di ipercolesterolemia e ipertensione, abbassandone il rischio del 7%. Nel diabete, invece, questo tipo di attività provoca minor suscettibilità del diabete pari al 12%. (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23559628)
ADOTTARE UN CANE
Diversi studi americani hanno dimostrato come il possesso di animali domestici e l’attività svolta insieme a questi animali prevenga significativamente possibili problemi di salute. Il cambio di stile di vita dovuto all’adozione di un animale domestico ha dimostrato come le persone che adottano cani aumentano significativamente il loro tempo giornaliero di camminate. Uno studio (Siegel) ha documentato che, tra le persone anziane, i possessori di animali domestici spendono 1,4 ore giornalmente a camminare per portare fuori il loro animale.
In Italia il numero dei diabetici equivale a 3,6 milioni. Indifferentemente dall’età, se camminare 1,4 ore al giorno riducesse l’incidenza del 12%, si avrebbero 432.000 diabetici in meno, e ciò comporterebbe dei risparmi pari a circa 1,2 miliardi di euro.