Farmaci, dal veleno alla medicina: quando serpenti e scorpioni ci salvano la vita

Un crotalo, un cobra reale, una manciata di serpenti vari. Poi sanguisughe, scorpioni, lucertole. E per finire, drago di Komodo. Sembra una compagnia poco raccomandabile, invece – come spesso accade con gli animali – la maggior parte delle volte sono dei veri amici per l’uomo. A loro dobbiamo infatti molti farmaci, come ad esempio gli Ace-inibitori, una famiglia di farmaci usati  per tenere sotto controllo la pressione, ricavati dal veleno di una vipera brasiliana, il temuto serpente ferro di lancia, della famiglia dei crotali. Sono usati oggi da oltre 40 milioni di persone nel mondo. Sono seguite poi altre due molecole basate sulle tossine estratte dal veleno di serpenti, approvate negli anni ’90 per il trattamento di problemi cardiaci come l’angina.
E’ vero che si contano circa 100 mila vittime l’anno, nel mondo, per morsi velenosi. Ma d’altro canto il veleno può diventare uno strumento per salvare vite umane, grazie alla farmaceutica: i principali farmaci salvavita in commercio sono derivati da tossine. Da poco, sette medicinali derivati dal veleno di animali come sanguisughe, scorpioni e lucertole, hanno ricevuto l’ok dell’Agenzia dei farmaci statunitense, la Food and Drugs Administration (Fda), per trattare non solo disturbi cardiovascolari, ma anche dolore cronico e diabete. Altri dieci sono in sperimentazione clinica, e molti di più in fase preclinica, in attesa dei test di sicurezza prima di passare ai trial sull’uomo.
“Il veleno – spiega qui a Cnn news online Kini R Manjunatha, professore di scienze biologiche all’università di Singapore, il cui team lavora con circa un centinaio di veleni alla volta – è un cocktail di tossine naturali: ne contiene da 20-30 fino a 100″. E proprio su queste tossine si basano i nuovi farmaci: quando si scopre che un veleno ha effetti benefici sull’organismo, come alleviare il dolore o impedire la formazione di trombi che ostacolano la circolazione sanguigna, viene scisso e isolate le tossine, in modo da studiarne prima la struttura e capire su quali recettori lavorano all’interno delle nostre cellule (nella foto tratta da Cnn online l’operazione di “milking”, che consente di ricavare il veleno dal serpente).150626100849-snake-venom-capture-super-169
Il vantaggio di queste tossine è la precisione nell’andare dritte al bersaglio, minimizzando il rischio di effetti collaterali. “Le tossine si sono evolute nel corso di milioni di anni per colpire un recettore specifico”, afferma l’esperto. Altrettanto importante è la loro potenza, visto che una piccola quantità può avere effetti fatali.
Kini R. Manjunatha e la sua equipe stanno lavorando a Singapore con il veleno del cobra reale, da cui hanno estratto una tossina con un grosso potenziale come anti-dolorifico: i test sui topi hanno mostrato effetti analgesici 20 volte superiori alla morfina, con effetti collaterali quasi nulli. Ma sono in sviluppo anche farmaci per il trattamento dell’ictus, del tumore della prostata, dell’Hiv e della sclerosi multipla.
Per arrivare dal veleno alla compressa il processo è lungo e complesso. E non privo di incidenti di percorso, come è capitato a Bryan Fry, professore all’università del Queensland, in Australia, che ha subito circa 24 morsi dai serpenti utilizzati per estrarre il veleno. Non solo. Una volta il pungiglione di uno scorpione ha arrestato il suo cuore ogni 30 secondi, finché non è arrivato l’antidoto. L’avventuroso scienziato non ha paura di lavorare con queste particolari cavie e anzi ha alzato il tiro puntando ai draghi di Komodo, dalla velenosissima saliva. Del resto, “ci sono ancora 150mila specie velenose e 20 milioni di tossine mai studiate in natura”, osserva Zoltan Takacs, fondatore della World Toxin Bank. (Kronos)