In pericolo gli orsi polari: muoiono di fame e non si adattano al cambiamento climatico

Gli orsi polari non sono in grado di adattare il loro comportamento e le loro abitudini così da poter far fronte alla carenza di cibo derivante da estati sempre più calde nell’Artico. Le prime ricerche avevano fatto pensare che, se privati delle loro prede, i plantigradi sviluppassero un sistema di sopravvivenza al rallentatore, una sorta di “letargo mobile”, conseguenza di un’alimentazione ridotta.

This March 25, 2009 photo provided by the U.S. Geological Survey, shows a polar bear in the Beaufort Sea region of Alaska. A study that examined polar bears in Alaska’s Beaufort Sea concludes that the animals possess no ability to minimize energy loss during long periods of fasting in a sort of "walking hibernation." The paper published Thursday, July 16, 2015, in the journal Science instead concludes that polar bears are unlikely to avoid harmful declines in body condition associated with continued sea ice loss due to climate warming and an associated loss of hunting opportunities on ice. (Mike Lockhart/U.S. Geological Survey via AP)

Nuovi più recenti studi, invece, hanno dimostrato che, molto più semplicemente, quando il cibo è scarso, gli orsi muoiono di fame (nella foto di Mike Lockhart del U.S. Geological Survey/AP, un orso nella regione del Beaufort Sea, in Alaska).

La dieta degli orsi polari è costituita prevalentemente da foche, il cui numero è in costante diminuzione a causa della ridotta estensione del loro territorio, dovuto allo scioglimento dei ghiacci.
“Il loro metabolismo è molto simile a quello di altri mammiferi, piuttosto che a quello di animali che vanno in letargo”, ha spiegato John Whiteman dell’University del Wyoming, alla guida del gruppo di ricercatori. “Se noi o voi non mangiassimo per settimane, i risultati dei nostri test sarebbero simili a quelli degli orsi”, si spiega nella ricerca, pubblicata su Science e citata dalla Bbc.
Oltretutto gli orsi sono costretti per procacciarsi il cibo a trascorrere più tempo in acqua nuotando, piuttosto che camminando sul ghiaccio, e questo determina un maggiore consumo di energie.