La Cassazione conferma la condanna per un macello: “La mucca Doris è stata maltrattata”

La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza nei confronti di 6 imputati (trasportatori ed addetti alle pulizie), condannati per maltrattamento animali per le sevizie inflitte a una mucca, chiamata Doris dagli attivisti che hanno denunciato l’accaduto, non più in grado di camminare, destinata al macello, convalidando le pene che variano, a seconda dei ruoli, dalla reclusione sino a 6 mesi alla multa fino a 9000 euro. I 6 uomini erano stati condannati nel 2010 in primo grado dal tribunale di Cuneo, e la sentenza era stata confermata dalla Corte d’Appello di Torino nel 2013.
“Siamo molto soddisfatti che i Giudici della Suprema Corte abbiano ritenuto valida l’applicazione del delitto di maltrattamento animali nell’ambito di un’attività di sfruttamento legale come il trasporto verso il macello – commenta Roberto Bennati, vicepresidente della Lav – Si tratta di un importante caso di tutela animali durante il trasporto che arriva fino in terza sezione, e costituisce un precedente importante che farà giurisprudenza”.
Il processo era scaturito da una denuncia di Animals’ Angels e Lav presentata nel 2006, per le gravi e reiterate sevizie inflitte a una mucca – che gli attivisti dell’associazione hanno battezzato con il nome di Doris – non più in grado di camminare, spinta lungo il pavimento con l’ausilio della pala di un trattore, caricata sulla pala e sollevata, trascinata, schiacciata tra il camion e la rampa, picchiata, calpestata sulle mammelle, pungolata con un bastone elettrico e fatta rotolare nel camion chiudendo la rampa del camion mentre lei vi giaceva sopra.
“La pronuncia della Cassazione ribadisce senza alcun dubbio che trascinare una mucca da latte, o qualsiasi altro animale, costituisce un reato e che simili prassi devono essere perseguite come dei veri e propri delitti. – prosegue Bennati – Chi opera negli allevamenti intensivi, e soprattutto i servizi veterinari Asl che eseguono controlli al macello, partano da questa sentenza per reprimere qualsiasi condotta illecita riscontrino nei mattatoi italiani, cogliendo l’occasione di valorizzare il proprio ruolo di veterinari nella tutela degli animali, come imposto dal codice deontologico e dalle leggi Italiane ed europee”. (Aska)